14.3.10

HUMANA VENTURA




Un giorno come gli altri, Ennio recandosi al lavoro a 80 km da casa trovò sulla scrivania del suo ufficio una discutibile proposta di licenziamento postdatata a tre mesi. La giusta causa descritta dalla lettera parlava della sua inammissibile libertà nel non far pagare 25 centesimi la toilette aziendale ai suoi colleghi.
S’incazzò come una bestia e andò a casa, dopo oltre 30 anni di lavoro non era proprio il caso… e per giunta proprio lui: l’unico laureato della baracca.
La mattina dopo si recò comunque in azienda e dietro al suo tavolino trovò un ventenne magretto che già lo sostituiva e una ragionevole proposta dalle alte sfere: tre mesi di ferie pagate al posto del licenziamento in tronco.
Al solito, la privatizzazione sortiva i suoi effetti, falciando vittime a favore di nuove marionette più giovani e malleabili.
Ennio ha 56 anni e due figli all’università, se andasse in pensione adesso non sopravviverebbe.
Come fai a non essere ottimista?





Franco fumava sempre nell’atrio del condominio nonostante il divieto di stato e i lamenti dei condomini intolleranti.
Dall’alto dei suoi ottant’anni mi offriva spesso sigarette inestate e insieme fumavamo, però fuori dal palazzo.
Mi narrava lucido della sua infanzia in Sicilia, la fame nera e i suoi nove fratelli, l’onore militare e il rispetto.
La morte lo colse, era inevitabile come un malgoverno.
Notavo negli ultimi mesi la persistenza colloquiale sullo stesso argomento e un dimagrimento repentino: il male conclamato, preludio al trapasso.
Aveva una ragnatela d’espressione sul viso meridionale antico, una mappa topografica di fiumi e campi arati.
Mi ricordava il Bela Lugosi nel film di Tim Burton su Ed Wood.
Quella mattina al funerale c’era tutto il condominio e il solito prete nazista di fiducia che vomitava puttanate sulla sua chiesa, citando il solito San Paolo, l’apostolo acquisito, l’autoinvestito.
Io voglio essere cremato e sparso al mare, senza preti e senza funerale.
Amen.

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